Le radiofrequenze sono pericolose?
Medicina

Le radiofrequenze sono pericolose?

Uno studio cerca di dimostrare la pericolosità dell’esposizione prolungata ai segnali radio della nostra tecnologia.

Qualche settimana fa è stato pubblicato uno studio, condotto dal “Centro per gli Studi sul Cancro – Cesare Maltoni” dell’Istituto Ramazzini di Bologna, sulla pericolosità dell’esposizione alle onde elettromagnetiche emesse dai dispositivi radio (smartphone, computer, router)  nel lungo  periodo.

Il quesito a cui la ricerca tenta di rispondere: l’esposizione prolungata, quindi nel lungo periodo, ai segnali radio usati dalla tecnologia di cui siamo circondati è pericolosa per la nostra salute?

Le novità introdotte - Questo è il primo studio scientifico condotto per dimostrare la possibile pericolosità delle radiazioni sul lungo periodo; infatti, già da tempo si conoscono gli effetti dell’esposizione acuta a tali onde sotto forma di calore: banalmente, tutti abbiamo avvertito del calore all’orecchio dopo una lunga telefonata.
Infatti i cellulari durante le chiamate, per gararantire stabilità e qualità, aumentano la potenza di emissione del segnale radio.  Queste onde colpiscono la zona facciale riscaldandola (fenomeno sfruttato nel forno a microonde per riscaldare i cibi).

Prima di fare allarmismi è meglio fare una attenta analisi dell’esperimento condotto partendo da un ripasso sulle onde elettromagnetiche.

Maxwell e linee di trasmissione - Tutta la nostra tecnologia radio deriva dalle Equazioni di Maxwell. Il fisico scozzese, intorno alla seconda metà del XIX secolo, raggruppò tutte le equazioni sui fenomeni elettromagnetici,  correlandole tra loro (tra le quali l’importantissima legge di Faraday-Neumann-Lenz che lega insieme campo elettrico e campo magnetico); da queste si ricavano le equazioni che descrivono la propagazione nello spazio delle onde elettromagnetiche.

Un elemento importante che ci viene dato dalla soluzione dell’equazione delle onde è la lunghezza d’onda λ, ovvero la distanza (in termini di spazio) tra due creste dell’onda. Tale valore è strettamente legato alla frequenza f dell’onda,  infatti λ=c/f dove c è la velocità della luce.

Proprio queste onde trasportano l’informazione (dal segnale per cellulari a quelli della TV e radio) attraversando vari mezzi fisici: cavi e aria. Per distinguere le une dalle altre ogni trasmissione avviene a frequenze differenti: per esempio il segnale del 3G opera a 1800MHz, mentre quelle per la TV variano dai 50 agli 850 MHz.
Le antenne e i connettori non sono altro che dei trasduttori che permettono all’onda “carica” di informazione di propagarsi attraverso i vari mezzi: infatti, quando si progettano dei sistemi di telecomunicazione le postazioni di ricezione e trasmissione, che sono molto distanti, vengono rappresentati connessi con dei cavi, i quali hanno una impedenza caratteristica dipendente dal mezzo fisico su cui viaggia l’onda (per esempio l’impedenza caratteristica dell’aria è 377 ohm). Tale impedenza è la causa dell’attenuazione della potenza dei segnali; tutti abbiamo osservato che più ci si allontana dalla sorgente di un segnale e più questo risulta compromesso (si pensi all’autoradio). L’attenuazione del segnale in campo aperto è una funzione esponenziale inversa dove l’esponente è la distanza.
In questo modo è possibile modellizzare un sistema di comunicazione come un circuito elettronico, semplificandone l’analisi.

Ciò è importante poiché per misurare la potenza trasmessa o ricevuta di un segnale si usa come unità di misura il dBm, un derivato del mW.

Fatta questa lunga premessa possiamo procedere alla discussione dell’esperimento.

L'esperimento - L’esperimento è stato condotto su delle cavie di laboratorio per diversi anni. Le cavie sono state poste in delle gabbie attorno a un ripetitore impostato per trasmettere segnali con la tecnologia GSM a una frequenza di 1800MHz simulando al meglio l’attività dei nostri cellulari. Le cavie venivano irrorate di onde per 18 ore al giorno. L’esperimento ha avuto luogo in una stanza insonorizzata per garantire l’isolamento da altri segnali provenienti dall’esterno.

Al termine dell’esperimento i ricercatori hanno concluso che vi è evidenza statistica dell’esistenza di una correlazione tra le onde elettromagnetiche e l’insorgenza di malattie tumorali o cardiovascolari, quindi potenzialmente pericolose.

Cosa non quadra - L’esperimento, purtroppo, non è direttamente applicabile alla nostra quotidianità.
L’isolamento del luogo, oltre a prevenire l’ingresso di altri segnali evita che le onde elettromagnetiche interne si riflettano sulle superfici. Questo fenomeno, chiamato scattering, nella realtà è diffusissimo. I nostri corpi vengono colpiti, oltre che dalle onde dirette, anche da quelle di “rimbalzo”! 

 

Un secondo elemento di dubbio è la potenza delle onde con cui sono state irradiate le cavie. Infatti, nella relazione della ricerca si legge che la potenza di trasmissione del segnale era di 50dBm. Questo valore (se corretto) è irrealistico poiché significherebbe irrorare onde a 100W di potenza. Solitamente la potenza di ricezione varia tra i -85dBm e ai -100dBm ed in queste condizioni il segnale viene considerato buono (dalle 3 tacche in su); mentre in fase di trasmissione le apparecchiature trasmettono con potenza di 15-20 dBm al massimo! Che possa essere un errore  di trascrizione durante la stesura della relazione?

 

In definitiva - L’esperimento è un passo avanti nello studio dei possibili problemi alla nostra salute causata dalla tecnologia radio, però non risponde in maniera definitiva al quesito principale. 

La realtà potrebbe essere peggiore di quella dell’esperimento visto che non tiene conto del fenomeno dello scattering, tanto quanto migliore visto che non trasmettiamo alla potenza indicata.

In ogni caso se durante una telefonata avvertite del calore al vostro orecchio, è meglio usare gli auricolari rigorosamente a filo!

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